Da piccoli era l’unico modo in cui riuscivamo a comunicare agli altri ciò che ci succedeva:
bisogno di cibo, di sonno, di un cambio, di attenzioni, e ci facevamo capire bene e ottenevamo ciò di cui avevamo bisogno:
cibo per crescere,
carezze per calmarci,
braccia per sostenerci,
suoni per addormentarci,
abbracci per consolarci,
colori e giochi per scoprire il mondo.
Passiamo ancora dal corpo per esprimere i nostri bisogni vitali, per sentirli soddisfatti, per sentirci amati, compresi, desiderati, soddisfatti.
Parliamo di noi tramite il corpo dalla biologia, all’amore, dal bisogno di riconoscimento alla necessità di muoversi, dalla voglia di esplorare all’esigenza di riposare, alla voglia di sognare.
Tramite il corpo riconosciamo ciò che è bene per noi e ciò che non lo è.
Parla attraverso le tensioni che ci dicono che stiamo esagerando, che non riusciamo a fare ciò che vorremmo o ciò di cui avremmo bisogno.
Ha un linguaggio semplice, così semplice che spesso lo diamo per scontato: fa quello che è necessario e al meglio delle condizioni in cui noi lo poniamo.
E così, ogni tanto, per il nostro bene, pretende attenzione e arrivando anche ad urlare, fermandoci, costringendoci ad ascoltarlo.
Il corpo, fa, parla, ricorda, vuole, chiede, urla, obbliga, a volte smette di assecondarci…
Io credo che sia fondamentale dargli retta.